lunedì 22 settembre 2008

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DEI SS. COSMA E DAMIANO

Festeggiamenti in onore dei Santi Cosma e Damiano
RAVELLO

23 -25 SETTEMBRE: TRIDUO STRAORDINARIO IN ONORE DEI SANTI

23 SETTEMBRE

-
Ore 17,30: Santuario - Recita del Santo Rosario, processione fino alla Chiesa di S. Michele Arcangelo, celebrazione Eucaristica, esposizione dei Santi medici.

24 SETTEMBRE
Ore 17,30: Chiesa San Michele Arcangelo - Recita del Santo Rosario, processione fino alla Chiesa di S. Pietro alla Costa, celebrazione Eucaristica, esposizione dei Santi medici.

25 SETTEMBRE
Ore 17,30: Chiesa S.Pietro alla Costa - Recita del Santo Rosario, processione fino al Santuario, Messa Solenne in suffragio di Mons. Pantaleone Amato, già Rettore del Santuario.
AL TERMINE, BENEDIZIONE DEL PANE E DELL’OLIO

26 SETTEMBRE 2008

RAVELLO CELEBRA LA FESTA DEI SANTI COSMA E DAMIANO


Ore 7.00 - 8.00 - 9.00 - 10. 00 - 11.30 - Santa Messa comunitaria
Ore 17.00 Santa Messa Comunitaria
Ore 18.00 Processione dei Santi per la Contrada
Ore 19.00 Messa solenne celebrata da S.E. Mons. Orazio Soricelli.


In tutte le domeniche dal 28 settembre al 31 ottobre l’orario delle Sante messe nel Santuario sarà il seguente: ore 8.00 – 9.30 – 10.30 – 11.30 – 17.30.
Fino al 25 ottobre, ogni sabato, messa alle ore 10,30.
Durante l’anno la messa sarà celebrata, ogni domenica e festività liturgiche, alle ore 10,30.
Fino al 31 ottobre il Santuario sarà aperto nei giorni feriali: dalle ore 9,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00

.
Per eventuali necessità e per la visita al Santuario in orari di chiusura rivolgersi a Padre Antonio Petrosino tel. 3475151609 e Nicola Amato tel. 338.3995916.
Per contatti e- mail: santuariosancosma@tiscali.it - fax 089.858577

DAL 1° SETTEMBRE SONO FINALMENTE INIZIATI I LAVORI DELL’ASCENSORE A SERVIZIO DEI FEDELI, PER I QUALI SI CHIEDE LA COLLABORAZIONE DI TUTTI

sabato 5 luglio 2008

Festa della Madonna delle Grazie

Domenica 6 luglio la comunità parrocchiale di S. Pietro alla Costa celebrerà la festa della Madonna delle Grazie. La festa, celebrata anticamente il 2 luglio come riferiva Luigi Mansi sul finire dell'Ottocento, oggi viene fatta la prima domenica di Luglio.
Quest'anno, a causa dei lavori di risistemazione del borgo di Torello, la processione che avrà inizio alle ore 20.00, giungerà attraverso via S. Pietro e via della Repubblica, al Santuario dei SS. Cosma e Damiano.
Concluderà i festeggiamenti un pregevole spettacolo pirotecnico dalla rada di Marmorata curato dalla rinomata ditta pirotecnica Di Matteo Amodio alle ore 21.15.
La giornata sarà allietata dalla giovane banda di "Giffoni Sei Casali" diretta dal M° Massimo Amendola.

giovedì 1 maggio 2008

MESE DI MAGGIO

E' iniziato ieri 1 maggio il mese che la Chiesa dedica alla preghiera e alla venerazione della Madonna. La comunità parrocchiale di San Pietro alla Costa-San Michele celebrerà il mese nelle tre chiese della parrocchia.

Dal giorno 1 al giorno 10 al Santuario dei SS. Cosma e Damiano

Dal giorno 11 al giorno 20 nella Chiesa di San Michele a Torello

Dal giorno 21 al 31 maggio nella Chiesa di San Pietro dove si concluderà con la processione con la statua della Madonna della Grazie.

In questi giorni il santo rosario verrà recitato alle 18.00, la Santa Messa celebrata alle 18.30.

domenica 23 marzo 2008

Casa d'Accoglienza mons. Pantaleone Amato

Certamente dal cielo Don Pantaleone sarà felice nel vedere la sua casa abitata dai sacerdoti e religiosi , che vi si fermeranno per godere un po’ di riposo.
Era stata per moltissimi anni il suo nido , che egli aveva sistemato al terzo piano del fabbricato, nato quasi dalle sue mani perché diventasse “La casa del pellegrino”. Ora, le cose sono cambiate: per fortuna c’è la strada rotabile, che ha trasformato le necessità e le abitudini dei numerosi pellegrini, che ogni anno si recano al Santuario dei SS. Cosma e Damiano. Perciò, la Diocesi l’ha restaurata e l’ha trasformata nella “Casa di accoglienza “Mons.Pantaleone Amato”: comprende otto camere da letto, tutte ben arredate e con vista a mare; una sala più ampia per gli incontri, una cucina attrezzatissima e un grande terrazzo, da cui si ammira un panorama da favola, che non ha nulla da invidiare a quello della Villa Cimbrone. All’occorrenza, potrà essere utilizzata per iniziative diocesane, di supporto all’altra Casa Diocesana in Sambuco. L’ha inaugurata il nostro arcivescovo il 25 luglio scorso. Chi in quel giorno è stato a Ravello, nella piazzetta di San Cosma, è rimasto ammirato per il clima di festa popolare con cui i familiari e i parrocchiani di Don Pantaleone hanno salutato questa iniziativa. Per tutti è stato un meritato riconoscimento della Sua opera, per la Diocesi è stato anche un altro piccolo seme gettato nel solco da lui tracciato. Che il Signore lo benedica!
Per informazioni, i sacerdoti e i religiosi potranno telefonare a Nicola Amato 338/3995916
oppure all'indirizzo e-mail: casamonsignoramato@tiscali.it

lunedì 17 marzo 2008



“… la morte non è la fine di tutto, perché chi crede in
Gesù è meritevole della vita eterna”


Tre anni fa, il Martedì Santo, ci lasciava per raggiungere il Padre celeste,

MONS. PANTALEONE AMATO

I familiari e la comunità lo ricordano con una messa di suffragio che sarà celebrata martedì 18 marzo c.a., alle ore 17.00, presso il Convento di S. Francesco.

Ravello, marzo 2008


venerdì 22 febbraio 2008

L' antica chiesa dei Santi Cosma e Damiano

Il santuario dei SS. Cosma e Damiano, così come oggi lo si vede, è molto diverso da come si presentava prima degli anni Sessanta del Novecento.
Il primo documento che menziona l’antica chiesa risale al 1397 ed è conservato nella curia metropolitana di Amalfi; è una lettera inviata dal papa Bonifacio IX al vescovo di Tropea Paolo de Grifiis in data 14 settembre. Essa disponeva che il vescovo affidasse al chierico sipontino Antonio de Fusco, la chiesa parrocchiale di Santa Maria a Gradillo e l’altra chiesa senza cura d’anime, dei Santi Cosma e Damiano di Ravello.
Nell’Archivio Vescovile di Ravello il primo documento pervenuto risale al 17 maggio 1402, scritto in gotica preumanistica. Esso ci dice che Martino Scatozza, vicario del vescovo di Ravello Ludovico Appenditano, prende possesso di alcuni beni lasciati per testamento di Francesco Vessichello, tra cui un oliveto sito nelle pertinenze di Ravello in località A la porta Dopnica (Domnica) e li vende alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
Lo stesso Martino Scatozza divenuto poi rettore della Chiesa dei Santi Cosma e Damiano compra in excambium nel 1426 alcuni beni tra cui un pezzo di oliveto sito in Ravello e di cui sono definiti i confini.
Ai benefici dell’antica chiesa si aggiunge poi nel 1484 un ospizio di case sito in località alla porta De La Terra in seguito alla vendita che Amata Iusta e suoi figli Nicola Tolentino e Luigi fanno a Giacomo di Giovanni Frezza rettore della chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
Nella visita pastorale del 1577 di mons. Paolo Fusco, la chiesa non viene menzionata forse a causa della mancanza del foglio o dei fogli all'interno del suo liber visitationis. Conosciamo, invece, una cappella dedicata ai santi medici di patronato della famiglia De Furno, al tempo “desolata e ruinata” e situata nella chiesa di S.Matteo del Pendolo.
Tra il 1610 e il 1612 durante le visite pastorali indette da mons. Francesco Bennio, l’arcivescovo ordinò che la pila per l’acqua benedetta in marmo che dal 1604 si trovava all’esterno della chiesa, venisse trasferita all’interno e asseriva che i fedeli avevano una speciale devozione verso i Santi Cosma e Damiano .
Nella seconda visita pastorale fatta eseguire dal vescovo Bernardino Panicola nel 1665 ad opera del suo vicario generale Antonio de Panicolis troviamo la chiesa dei Santi Cosma e Damiano come semplice beneficio della chiesa della Beata Maria de Lago insieme alle chiese di San Matteo e Sant’ Andrea de Pendulo. Da questa visita pastorale sappiamo inoltre che nella chiesa si conserva la statua dorata di San Cosma con reliquia. Per ordine del Vescovo però la statua è tenuta nel monastero della SS. Trinità e viene trasportata a San Cosma solo il giorno della festa.
Nel 1710 nella visita di Mons. Giuseppe Maria Perimezzi la chiesa di S.Cosma è officiata sebbene unita a quella di San Matteo del Pendolo. Nella chiesa vi trovò 23 ex-voti d’argento, donati dai fedeli “ex-devotione pro gratis ab ipsis recepitis” e ordinò che la statua di S. Cosma, esistente nella chiesa del monastero della SS. Trinità, venisse ivi trasferita con due campane, l’una dell’orologio della cattedrale e l’altra di detto monastero. La statua venne restaurata nel 1756.
Nell’Ottocento una descrizione dettagliata della piccola chiesa, chiamata dal Camera cappella di San Cosmo, è offerta dal canonico Luigi Mansi. Egli ci dice che la chiesa presenta un’unica navata coperta da una volta a botte in cui sono due altari: uno dedicato ai Santi Cosma e Damiano e l’altro a Sant’Onofrio, un santo eremita orientale il che rende più insistente l’ipotesi al momento non dimostrabile di un originario insediamento di tipo anacoretico. Proseguendo nella descrizione sappiamo di molti ex-voti collocati sul cornicione e della presenza di una sagrestia e di due stanzette senza arredi. Nel 1898 la famiglia Confalone rifece il pavimento della chiesa e ne diede testimonianza attraverso la collocazione all’ingresso di una targa in marmo. L’ingresso alla chiesetta era garantito da una lunga rampa di scale. Su un pianerottolo di questa rampa si apriva un arco con affreschi rappresentanti i due santi in una rigida posa frontale e bidimensionale di tradizione bizantina, risalenti con molta probabilità a molto prima del XIV – XV secolo, quando cioè iniziamo ad avere notizie della chiesa. Dalla sagrestia si dava voce attraverso una corda alle due campane poste su un campaniletto inserito nella roccia. Un suo rudere che ancor oggi si vede in alto sulla rupe è l’ultima traccia del passato. Il 26 settembre 1965, Mons. Angelo Rossini benediceva il nuovo Santuario tra una folla festante e commossa.

Salvatore Amato

domenica 20 gennaio 2008

I SANTI COSMA E DAMIANO

STORIA E ICONOGRAFIA


Nel VI secolo i santi Cosma e Damiano erano così popolari a Roma che la regina dei Goti Amalasunta donò a papa Felice IV (526-530) una delle due biblioteche poste ai lati del tempio della Pace e il tempio rotondo dei Penati perché si costruisse il santuario in onore dei due taumaturghi considerati i patroni dei medici. Nello stesso periodo la loro basilica di Costantinopoli era un santuario nazionale in cui accorrevano centinaia di malati che passavano la notte in chiesa secondo il rito dell'incubazione: durante il sonno i due santi venivano a curarli, consigliando loro un medicamento oppure applicando un impacco composto di olio e cera o addirittura operandoli come chirurghi. Secondo la maggior parte delle fonti si può ragionevolmente sostenere che Cosma e Damiano erano medici a Egea, in Cilicia, dove oltre a curare convertirono al cristianesimo molte persone fino a meritare il martirio durante la persecuzione di Diocleziano. Da quella cittadina, che era un centro importante del culto ad Asclepio insieme con Epidauro e Pergamo, si irradiò la loro fama in tutto l'Oriente.
Le reliquie vennero traslate a Kyros, in Siria, dove nel VI secolo Giustiniano, guarito da una gravissima malattia per loro intercessione, ricostruì la basilica dov'erano sepolti e da dove furono traslati a Roma. Secondo la tradizione erano fratelli gemelli, come Castore e Polluce, e di origine araba: chi dice immigrati in Cilicia, chi invece nati in una famiglia che faceva parte di una colonia arabo-cristiana. Quanto al significato dei nomi, Kosmos in greco significa: ornato, bene ordinato; e Damianos, significava domare. Come è sempre successo quando il nucleo della venerazione è di tipo rituale, fiorirono su di loro tante leggende, raccolte in due Passiones e poi nel medioevo nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine, che ispirarono un'iconografia tra le più ricche dell'Occidente, specie in Italia, Francia e Germania. È in Italia, nella basilica romana dei Santi Cosma e Damiano, la più antica rappresentazione dei due medici detti anargiri, cioè «senza denaro» perché secondo la tradizione praticavano la medicina senza chiedere compensi; un comportamento che corrispondeva fra l'altro a un'esortazione di Esculapio ai medici («Darete delle cure gratuitamente, se c'è da soccorrere un povero o uno straniero, perché dove c'è l'amore degli uomini c'è l'amore dell'arte») ed era consono all'insegnamento cristiano. Nel mosaico absidale del VI secolo della basilica a loro dedicata a Roma campeggia il Cristo come giudice e si vede a sinistra Pietro che in veste bianca accompagna Cosma con il borsello da medico al braccio e sulle mani la corona d'alloro dei martiri mentre sulla destra è Paolo ad accompagnare Damiano simile al fratello: entrambi barbati e baffuti. Nella basilica romana vi è anche un ciclo di affreschi barocchi attribuiti a Tullio Montagna e Simone Lagi, che narrano alcuni episodi leggendari della loro vita. Ma dei tanti mirabolanti miracoli soltanto due sono rappresentati: la guarigione di un dromedario e quella di una donna emorroissa, Palladia. Gli altri quadri rappresentano alcuni episodi del martirio ordinato dal prefetto Lisia dopo che i due medici si furono rifiutati di sacrificare agli dei: subite varie torture, fra cui la flagellazione, Cosma e Damiano vengono gettati dall'alto di una rupe in mare con un pesante macigno al collo, ma gli angeli li sorreggono sulle onde e li riportano a riva. Allora Lisia li condanna al rogo ma le fiamme evitano persino di lambirli, anzi assalgono i carnefici. Manca in questo ciclo l'episodio delle frecce che, scoccate dagli arcieri sui due martiri legati nudi alle croci, non solo non li colpiscono ma come boomerang si ritorcono contro i soldati. E manca anche la lapidazione fallita, perché le pietre si comportano come le frecce. Esasperato dai loro portenti, Lisia li fa infine decapitare mentre da una nube si affaccia un angioletto con la simbolica palma.
Le reliquie dei santi Cosma e Damiano vennero traslate al tempo di san Gregorio Magno (590-604). Ma secondo un'altra tradizione - tedesca - le reliquie sarebbero state traslate nel IX secolo da sant'Alfredo nel Duomo di Hildesheim e, dopo una serie di spostamenti, prima a Brema e poi a Bamberga, sarebbero giunte nel XVI secolo, per ordine di Massimlliano Il, nella chiesa di San Michele di Monaco.
Nel ciclo della basilica romana è dipinta anche la scena di Lisia che li condanna alle torture. Il Beato Angelico invece ha rappresentato l'interrogatorio non solo di Cosma e Damiano, ma anche degli altri tre loro fratelli, Antimo, Leonzio ed Euprepio, ricordati nella Passio araba e nella Leggenda Aurea. Ispirandosi a quest'ultima il frate dipinse fra gli altri l'episodio di Palladia che, guarita da un inarrestabile flusso di sangue, offrì loro un modestissimo regalo: tre uova, che i santi rifiutarono. Allora la donna, preso da parte Damiano, lo scongiurò in nome del Cristo di accettare quel piccolo omaggio; e il medico lo prese per non dare l'impressione di spregiare il nome del Cristo. Quando il fratello lo venne a sa­pere si adirò a tal punto che ordinò pubblicamente di non seppellirlo nello stesso sepolcro con Damiano. In un'altra scena è rappresentato il funerale col miracolo del dromedario che cominciò a parlare dicendo di seppellire tutti e cinque i fratelli insieme perché il Cristo aveva pienamente scagionato Damiano. Il Beato Angelico, su impulso dei Medici che avevano eletto Cosma e Damiano loro patroni per l'omonimia del cognome della famiglia con la loro professione, dipinse più di una ventina di episodi sia nella pala di San Vincenzo di Annalena, commissionata espressamente da Cosimo, sia nell'altra pala di San Marco: fra questi il primo trapianto, pur leggendario, di una gamba che la storia conosca. Narra la Leggenda Aurea che il guardiano della basilica romana aveva la gamba rosa da un orribile cancro. Ma una notte gli apparvero i due santi martiri con unguenti e un coltello in mano. Disse un fratello: «Dove possiamo prendere una gamba sana da applicare al posto di questa imputridita?». E l'altro rispose: «Oggi nel cimitero di San Pietro in Vincoli è stato sepolto un etiope; prendiamogli una gamba e mettiamola al nostro devoto. Quando il guardiano si svegliò si accorse di essere perfettamente gua­rito, sebbene la gamba non fosse più bianca ma nera. La Leggenda Aurea narra un altro episodio leggendario, dipinto invece dal Tintoretto a San Giorgio Maggiore di Venezia: un giorno un contadino, dopo aver falciato il grano, si addormentò nel campo a bocca aperta.
Una serpe ne approfittò per entrare nello stomaco. Al risveglio il contadino non sentì nessun dolore; ma alla sera cominciò a soffrire le pene dell'inferno fino a quando ebbe la felice idea di invocare i santi Cosma e Damiano. Poi si recò alla loro chiesa dove cadde in un sonno profondo: e la serpe gli uscì dallo stomaco. Col rinascimento l'iconografia di Cosma e Damiano si arricchì di nuovi attributi oltre a quello tradizionale del borsello per le medicine, che poteva essere ovale o rettangolare: veste di panno rosso, come quella dei medici dell'epoca, ampio mantello foderato di vaio, cappuccio o berretto cilindrico; in mano gli strumenti della professione, come la cassetta da chirurgo, il mortaio da farmacia, la scatola di unguenti, la spatola, il vaso per le urine. Ormai i due santi gemelli erano considerati i risanatori di ogni male, specie di quelli dei reni e della gola. Non soltanto i medici e i chirurghi li veneravano come patroni, ma anche i farmacisti perché le due professioni si erano differenziate molto tardi, soltanto verso l'XI Secolo. I farmacisti prediligevano Damiano, tant'è vero che lo facevano raffigurare come uno di loro. Anche i barbieri, che praticavano nel medioevo la medicina minore, li elessero a loro patroni: il Collegio dei parrucchieri e Barbieri di Roma, nato a Roma nel 1243, si chiamò infatti Compagnia dei santi Cosma e Damiano. A sua volta la facoltà di medicina di Bologna volle sul proprio gonfalone e sul Sigillum magnum l'effigie dei santi Cosma e Damiano. In Italia si moltiplicarono le chiese in loro onore: a Roma le più antiche avevano un ospizio per i malati dove i Benedettini o i Basiliani prestavano la loro opera caritatevole, come per esempio nell'Oratorio dei Santi Cosma e Damiano in xenodochio Tuscio, presso il Laterano. Oggi i santuari più importanti, oltre alla basilica romana, sono quelli di Alberobello, di Bitonto, di Gaeta, di Isernia, che conserva due reliquie ed è visitato da interminabili carovane di pellegrini, di Matera, di Oria, nei pressi di Brindisi, di Ravello e infine di Anela, in provincia di Sassari. Secondo il nuovo calendario romano generale la loro festa cade in Occidente il 26 settembre mentre una volta era al 27, considerato il giorno commemorativo della dedicazione della basilica a loro intitolata nel Foro Romano.